il femminismo è un ombrello?


  Un parafulmine!
   Murmurii sulla relazione tra femminismo e lesbismo a Palermo






Fais un effort pour te souvenir,
ou, à défaut, invente.
Monique Wittig

«All’inizio tutto era bellissimo anche perché il posto era una
specie di discarica. Lo spazio esterno era pieno di spazzatura
e calcinacci, non si vedevano più gli alberi, c’era la
stella di Natale e il fico che ora è enorme. All’inizio era tutto
una specie di niente, una discarica. Abbiamo ripulito anche
dentro, abbiamo indorato le pareti, tinteggiato il bagno, non
ti dico quello che c’era in quel pozzo luce su cui dava la
finestrella. Terribile. Cercavamo un posto da mesi e questo
a Borgo Vecchio, in via Ximenes, l’abbiamo trovato sul
“Giornale di Sicilia” o sul “Giornale delle Pulci”. Era il 1998.
Siamo andate a vederlo noi due, poi ci siamo incontrate con
le altre e abbiamo fatto questo passo. Mi ricordo quando
siamo andate a comprare quel mobile verde, poi abbiamo
messo un divano letto, varie cose prese nei negozi e bancarelle
di seconda mano, un videoregistratore del 15-18, una
televisione vecchissima, roba di poco valore. Trovammo le
sedie veramente a due lire, delle occasioni pazzesche. Non
avevamo soldi e ci serviva un punto di riferimento, un centro
di aggregazione.
L’idea iniziale era coprire le spese d’affitto, la luce ecc. organizzando
delle serate. Facevamo un sacco di cose, ci incontravamo
per i caffè letterari, concerti, rappresentazioni
teatrali e cineforum quasi sempre a tematica gay e lesbica,
ma si facevano anche mostre di altro tipo, un po’ di tutto,
però chiaramente al femminile. Poi andavamo nelle scuole,
a Palermo e anche in provincia, a fare iniziative di informazione,
di sensibilizzazione. In generale eravamo pazze
completamente, totalmente pazze (risate N.d.A.), diciamo
che ci siamo divertite.
L’incoscienza è una malattia che deve avere qualcosa in
comune con il lesbismo (risate N.d.A.) perché la condividevamo
in tante. Uscivamo in gruppo di notte per fare
l’attacchinaggio dei manifesti della campagna di visibilità
lanciata da Arcilesbica nazionale Amica sorella collega
figlia…lesbica. Chi si oppone oggi alla nostra libertà,
domani potrebbe limitare anche la tua. Credi ancora che
la cosa non ti riguardi?. Non so se l’hai mai vista. Rischiavamo
moltissimo, c’era un’atmosfera di ostilità. Ricordo in
particolare una notte che abbiamo attacchinato fuggendo,
c’era qualcuno che faceva la vedetta perché un’auto
dei militanti di “Forza Nuova” ci inseguiva con i colli taurini
e le catene, mentre noi scivolavamo sulla colla. Guarda…
delle cose incredibili (risate N.d.A.).
Ma io ero felice, ho dei ricordi splendidi, anche se era un
periodo in cui non avevo le idee molto chiare, perché tu
non capisci niente nel momento in cui ti succede qualcosa
che non prevedi. Istintivamente mi ero tagliata i capelli,
li avevo lunghissimi, poi ho capito che, insomma, non
era necessario, nel senso… uno resta sempre una donna.
Però questo non ti è chiaro. La confusione è il primo stato
d’animo quando ti succede qualcosa che sfugge al tuo
controllo.
Pian pianino, parlando con altri, scambiandosi le esperienze,
cercando di utilizzare parole tipo “lesbica”, ci si rende
conto che non casca il mondo, è una parola che si può dire.
Vivere in questo clima di apertura, fondare l’associazione
mi ha aiutata a nominarmi, in una parola, ad autodeterminarmi.
E non c’è nessun dubbio, è stato grazie al percorso
che ho fatto all’interno di Lady Oscar che sono riuscita a
legittimare i nostri desideri».




Questo potrebbe essere uno degli inizi di una storia rivoluzionaria che non è mai stata scritta. Una storia che oscilla tra la prima persona singolare e plurale, coppie, gruppi, quartieri e piazze, le stesse strade che, a percorrerle ora, restano mute se le interroghiamo su quella felicità e quei rischi.
A Palermo, alcune donne sono degli archivi incarnati.



il testo integrale è stato pubblicato in "Donne+donne" a cura di Roberta Di Bella e Romina Pistone, Qanat edizioni, per richiedere il testo scrivere a vesnanturia@gmail.com