co-autoetnografie e diari condivisi


l’autoetnografia è l’esercizio di raccontare storie collettive.
inizia nel momento in cui si ha la percezione di essere stati generati almeno da tre.  
dall’incontro di due genealogie e di un terzo « invisibile » che è il mondo, ovvero le circostanze storiche, politiche, materiali e contestuali nelle quali e grazie alle quali siamo nate. 

rendersi conto di questo è banale quanto può esserlo conoscere le date di nascita dei propri nonni o sapere esattamente dove sono nati.
spesso bisogna chiedere, cercare, tornare.
l’autoetnografia non ha a che vedere solo con le origini.
ci porta a percepire che facciamo parte di qualcosa - un flusso, una dispersione, una violenza, una comunità - che esiste, che non esiste più, che apparentemente non esiste più.
questo qualcosa tenta di continuare ad esistere attraverso di noi, a nostra insaputa.
l'autoetnografia serve a prenderne coscienza, a documentare le continuità e le discontinuità.
in parte serve a fare i conti, a inventare dei simboli, dei segni, dei miti.
in questo senso serve a fare giustizia a partire da sè.

non è possibile portare fino in fondo quest'esperienza in solitudine.
trattandosi di storie collettive, sono necessari diversi intelocutori.
la scelta di queste persone è fondamentale per orientare l'autoetnografia alle questioni più autentiche, alle più antiche e più urgenti per il contemporaneo.
saranno queste persone, in molti casi, a diventare le nostre compagne di vita.